Nel 1928 ci furono le elezioni che videro i socialdemocratici (29% e 137 seggi), i cattolici del Zentrum (14,5% e 68 seggi) e i liberali di sinistra (4.5% e 21 seggi) conquistare una maggioranza di 228 seggi su 450. In questa tornata fu solo l’SPD a guadagnare voti al contrario dei suoi partner di coalizione. Fuori dalla maggioranza i partiti conservatori videro restringersi il loro consenso al contrario dei comunisti che arrivarono all’11,9% e 56 seggi. I nazisti in questa fase erano praticamente inesistenti.

Sul finire degli anni venti il governo prussiano riuscì a regolare gli affari religiosi. Concluse il concordato con la Chiesa Cattolica e le trattative per il Vaticano vennero gestite dal nunzio apostolico Eugenio Pacelli (futuro Pio XII). I termini principali furono la riorganizzazione delle diocesi, una clausola di controllo da parte dello stato sulla nomina dei vescovi ed arcivescovi , la gestione delle facoltà teologiche e il superamento di alcuni divieti derivanti dalla Kulturkampf di fine Ottocento. Le questioni riguardanti le scuole vennero accantonate.

Analogo accordo venne stipulato con le confessioni protestanti. Su questi ultimi c’è da dire che avendo perso nella monarchia il proprio referente, ci fu uno senso di smarrimento. Non dobbiamo dimenticare che allora la Prussia, a parte le zone occidentali, era per lo più di fede luterana e qualsiasi accordo con il Vaticano veniva visto come fumo negli occhi. Fu anche questo uno dei motivi che spinsero i fedeli più convinti ad aderire ai partiti conservatori e poi al partito nazista di cui furono l’asse portante.

Il 1929 vide l’inizio di una crisi che troverà la conclusione solo 4 anni dopo e nel peggiore dei modi. A Berlino cominciarono seri scontri tra i comunisti, i nazisti e i socialdemocratici. Il partito comunista e la socialdemocrazia rimasero agguerriti rivali per tutta l’epoca di Weimar. Il capo della polizia della città, Karl Zörgiebel, vietò raduni pubblici.

La decisione però, presa dalle autorità, di proibire le manifestazioni del primo maggio, resero la spaccatura interna alla sinistra irreparabile. Il KPD sfidò il divieto e fece la manifestazione, la polizia intervenne e ci furono 30 morti, 200 feriti e 1.200 arresti. La rottura fu sancita dal segretario comunista Ernst Thälmann che definì l’SPD dei socialfascisti. Il ministro dell’interno resistette alla messa al bando del KPD ma mise al bando l’ala paramilitare del partito, la Rotfrontkämpferbund.

Oltre al KPD cominciava a farsi più evidente e pericoloso il ruolo dei nazisti. Su questo fronte il governo prussiano, su spinta dell’SPD, mantenne il divieto per le SA di Hitler di portare uniformi e fu confermata la disposizione che vietava ai dipendenti pubblici l’appartenenza ai partiti anticostituzionali.