C’è un proverbio in lingua friulana che dice: vin e amîs, un paradîs. Tradotto in italiano suona più o meno così: vino e amici, un paradiso. Potete quindi immaginare come l’annuncio dei contenuti del nuovo Piano d’azione predisposto dalla direzione generale per la sicurezza alimentare per la lotta al cancro (Europe’s Beating Cancer Plan), abbia turbato tutto il mondo vitivinicolo locale. Il consumo di vino, secondo il documento pubblicato pochi giorni fa dalla Commissione, nuocerebbe gravemente alla salute: senza se e senza ma. E come se questo non bastasse, il consumo di vino viene anche assimilato al fumo e in questa ottica viene suggerita persino l’adozione di claim allarmistici sul tipo di quelli che campeggiano sui pacchetti di sigarette. Infine in pieno stile Ue, viene raccomandata una revisione della fiscalità sulle bevande alcoliche e viene proposto il ridimensionamento dei fondi per la promozione del vino sui mercati esteri.
A oggi, la riduzione del fatturato delle cantine del FVG si colloca tra il 70 e l’80% mentre le esportazioni vitivinicole, che pesano per oltre 137 milioni di euro, stanno vedendo drammatiche contrazioni dei mercati di riferimento: USA, Germania e Gran Bretagna. Come se non bastasse la pandemia, prese di posizione di questo tipo stanno creando ulteriori forti preoccupazioni per le vendite future, che risultano già compromesse nel breve periodo.
Da Bruxelles sono arrivate subito le prime precisazione, per voce della vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas che ha sottolineato la non ha intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica, in quanto parte della cultura europea. Non c’è stato però nessun dietrofront sulla volontà di imporre una diversa fiscalità e possibili tagli delle risorse dedicate alla promozione del vino. Tutto ciò non ci stupisce, lo stile e i modi sono sempre gli stessi.