La storia dell’iperinflazione che interessò i primi anni della Repubblica di Weimar viene riproposta all’attenzione del pubblico molte volte a sproposito, è quindi importante capire la genesi di questo fenomeno che ha le sue radici nella prima guerra mondiale. Come tutti i paesi belligeranti anche l’Impero tedesco dovette affrontare il problema del finanziamento delle operazioni militari. Le risorse finanziare mobilitate furono ingenti e l’intera economia fu asservita alle necessità belliche.
Il governo tedesco optò per l’emissione di titoli di stato come strumento principale per finanziare le spese di guerra. Memore delle ingentissime indennità che la Francia dovette pagare dopo il conflitto franco-prussiano del 1870/71, l’esecutivo aveva intenzione di far ripagare le obbligazioni emesse dalle nazioni sconfitte. Naturalmente, visto l’esito del conflitto, tale proposito non poté realizzarsi e furono proprio gli avversari risultati vincitori (Francia, Regno Unito, Italia, USA) a richiedere ingenti rimborsi per i danni causati.
Tali risarcimenti dovevano essere pagati in oro o in beni tangibili, in pratica da mezzi di pagamento in natura non suscettibili di svalutazione. Il marco tedesco intanto aveva via via perso sempre più valore nel corso degli anni sul mercato dei cambi. Per fare un esempio, il marco contro il dollaro statunitense nel gennaio del 1920 veniva scambiato per un decimo di quanto valeva nel 1914, nell’ottobre del 1921 a un centesimo e lo stesso mese dell’anno successivo ad un millesimo.

Nel 1923 cominciò la fase più acuta di questa crisi. La Germania non riuscì in quel periodo a soddisfare i pagamenti dovuti e per ritorsione la Francia e il Belgio occuparono militarmente la principale regione industriale e carbonifera tedesca: la Ruhr. Per rispondere a questa situazione il governo federale decise di attuare un’operazione di boicottaggio che passò alla storia come la “Ruhrkampf” (battaglia per la Ruhr) . Diede quindi istruzioni alle amministrazioni pubbliche di portare avanti una resistenza passiva e di non collaborazione con le truppe occupanti oltre a fare appello ai cittadini affinché si astenessero dal lavoro.

Lo “sciopero” dei lavoratori e degli impiegati della Ruhr fu sostenuto finanziariamente dal governo federale e gli attori coinvolti ricevettero un indennizzo per coprire i mancati stipendi. Questo però aumentò in maniera enorme la circolazione monetaria. Una tale politica non poteva continuare e infatti il governo Stresemann che sostituì quello del Cancelliere Cuno mise fine a questa pratica.

In questo periodo l’inflazione decollò in maniera esponenziale minando il sistema economico e quello bancario. Dobbiamo qui notare che la causa fondamentale di questa situazione era politica e riguardava gli obblighi della Germania nei confronti dei paesi usciti vincitori del conflitto mondiale. Era in effetti un vincolo esterno a cui non ci si poteva sottrarre.