Il 22 aprile scorso, in occasione della giornata mondiale della terra e dell’apertura della 59° edizione della Biennale d’Arte di Venezia, è stata presentata l’opera dell’artista francese Guillaume Lagros intitolato “Embracing Venice”. Questa è stata dipinta sopra un prato seminato su un pontone, tipica piattaforma galleggiante veneziana, dove due enormi mani si stringono in un gesto di solidarietà.

Embracing Venice, Venezia

L’opera è inserita nel progetto “Beyond Walls”, ideato per stimolare sulla riflessione del riscaldamento globale attraverso opere immense ed effimere dipinte sull’erba. Questo progetto era iniziato nel 2019 sotto la Tour Eiffel, dove lo stesso artista, chiamato Saype dalla contrazione di Say Peace, aveva dipinto sull’erba due gigantesche mani intrecciate, in una presa che trasmetteva fiducia e aiuto reciproco.

Campo di Marte, Parigi

L’anno precedente aveva dipinto una bambina con una barchetta su un prato davanti al Lago Lemano, un’opera che voleva essere il suo contributo in favore dei volontari di Sos Mediterranée che salvavano migranti in mare. “Dico spesso che mi piace quando l’arte ha valore estetico, innovativo, ma soprattutto quando può smuovere idee nell’inconscio collettivo e nella memoria”, spiega. In seguito, c’è stata l’immagine del muro fatto costruire da Donald Trump alla frontiera con il Messico e Saype ha avuto la voglia di fare qualcosa di ancora più ambizioso, unendo l’altra causa che gli sta a cuore: l’ecologia. Così è nato “Beyond Walls”.

Lago Lemano, al confine tra Svizzera e Francia.

Ogni tappa di “Beyond Walls” è stata pensata per evidenziare un determinato tema su cui riflettere; inoltre le opere visibili sono tutte effimere, visibili per un massimo di qualche settimana ed inserite nel ciclo naturale, per riflettere sul rapporto tra l’essere umano e la natura. I disegni infatti, sono volutamente decomponibili perché realizzati con una tecnica pittorica che utilizza pigmenti biodegradabili a base di carbone e gesso, fissati al suolo con la caseina, una proteina del latte.

Musei reali, Torino

Oltre all’opera d’arte, a Venezia sono stati e verranno fatti una serie di incontri per riflettere sulle azioni da intraprendere nella lotta al cambiamento climatico, che minaccia luoghi come Venezia o coltivazioni particolarmente vulnerabili. L’obiettivo rimane quello di esprimere un legame universale che abbatte classi e origini sociali.

Dopo aver esordito nella street art, l’artista ha avuto l’intuizione di usare il manto vegetale come un’immensa tela, usando i sopracitati pigmenti biodegradabili. All’inizio lavorava come infermiere in un ospedale e leggeva molta letteratura buddista, passione che lo ha ispirato e l’ha spinto a intraprendere questo nuovo percorso. Infatti le sue opere sono ispirate ai mandala, le cui sorti sono legate a doppio filo a fenomeni naturali come la pioggia e la crescita dei fili d’erba.

Basilica di Yamoussoukro, Costa d’Avorio

Ad oggi non ha un vero e proprio atelier, le sue creazioni avvengono sempre all’esterno, dopo una lunga preparazione al computer. “Le principali difficoltà sono il meteo e la logistica, devo adattarmi continuamente. Parto da un supporto organico che non è mai lo stesso”. Prima dei suoi interventi, studia flora e fauna locale. Si considera uno spirito libero, lavora principalmente da solo o con la sua piccola équipe, formata da amici d’infanzia.

Dopo Venezia, passerà a Belfast, dove si celebreranno i trent’anni della fine della guerra civile. Saype aveva cominciato con l’idea di fare trenta tappe in cinque continenti, ma sta già pensando di aumentare a quaranta. La data per la fine di questa catena non esiste ancora, l’artista sa solo che terminerà a Parigi, sotto la Tour Eiffel, dove tutto è cominciato.

Sea point, Città del capo, Sudafrica