Come abbiamo visto nella prima parte, la Repubblica di Weimar nacque da un compromesso tra varie forze politiche che cercarono, negli anni successivi, di stabilizzare la situazione intervenendo pesantemente sulle frange estreme del panorama politico tedesco. I vari tentativi di colpo di stato portati avanti principalmente dalle destre contrarie alla nuova repubblica, vennero sventati più per l’incapacità dei golpisti che per l’efficacia e la risolutezza dagli apparati di giustizia. D’altronde tutti le istituzioni, dalla magistratura, alla burocrazia, al corpo ufficiali dell’esercito erano una eredità del precedente regime e operavano ancora secondo le vecchie logiche. La sinistra, quella che diede vita al Partito Comunista Tedesco, venne pesantemente attaccata anche con l’aiuto della SPD che vedeva nel nuovo partito un temibile concorrente. Questo non aiutò di certo a creare un buon clima tra le due formazioni politiche, che negli anni trenta, non a caso, non furono capaci di trovare un terreno comune di azione per bloccare l’avanzata del nazismo.
Oltre ai problemi interni, che videro l’SPD intenta a creare una legislazione sociale migliore che garantisse la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle fabbriche, si palesarono problemi esterni. Il mancato pagamento dei danni di guerra portò la Francia ad occupare la Ruhr per avere carbone e materie prima in sostituzione del denaro e ciò diede alla destra conservatrice lo spunto per attaccare la neorepubblica. Peraltro, fu proprio in quegli anni che iniziò a prender piede la retorica della pugnalata alla schiena dell’esercito tedesco, ovvero il mancato sostegno da parte dei partiti di sinistra, che, assieme agli ebrei, avrebbero sabotato lo sforzo bellico tedesco. Anche a sinistra l’occupazione francese provocò forti tensioni tra il nascente partito comunista e l’SPD.
Obiettivi prioritari della dirigenza tedesca erano: il raggiungimento della stabilità interna, il miglioramento dei rapporti con le potenze alleate, il ripristino del pagamento dei debiti di guerra e l’ammissione della Germania nella Società delle Nazioni (l’antesignana dell’attuale ONU). A livello federale i governi vennero guidati principalmente da conservatori come Gustav Stresemann e Wilhelm Marx del centro cattolico, mentre un ruolo molto più defilato lo ricopriva la SPD che poche volte riuscì a entrare nella compagine del governo centrale. Questi ambiziosi traguardi vennero raggiunti soprattutto grazie all’opera di mediazione interna messa in atto da una figura di spicco come Gustav Stresemann, che riuscì a ripristinare le buone relazioni con la Francia e riconobbe ufficialmente il governo sovietico con il quale strinse un patto segreto di assistenza militare per la sperimentazioni di nuove armi e tattiche.
Nell’ottobre 1925 venne firmato il Trattato di Locarno che definì i confini tedeschi con la Francia e con il Belgio e, successivamente, la Gran Bretagna, l’Italia e il Belgio si impegnarono ad assistere i transalpini nel caso in cui le truppe tedesche si fossero spinte nella Renania smilitarizzata. Locarno fece da apripista per l’ammissione della Germania alla Società delle Nazioni nel 1926. Il governo tedesco firmò inoltre delle convenzioni arbitrali con Francia e Belgio e trattati arbitrali con Polonia e Cecoslovacchia , impegnandosi a rinviare eventuali controversie future a un tribunale arbitrale o alla Corte permanente di giustizia internazionale. Altri successi esteri furono l’evacuazione delle truppe straniere dalla Ruhr nel 1925.
Per quanto riguarda la politica interna, la destra conservatrice e il neonato partito nazista denunciarono questi trattati come arrendevoli verso le potenze straniere, riscuotendo un certo consenso tra le masse anche se non riuscirono, in questa fase, a sfondare elettoralmente.
Il 28 febbraio 1925 il Presidente del Reich, il socialdemocratico Friedrich Ebert, morì prima della scadenza del suo mandato, per cui in quello stesso anno si tennero le prime elezioni presidenziali. I temi caldi erano l’iperinflazione, anche se il problema era in via di risoluzione, e soprattutto il tasso occupazionale della Ruhr. Le elezioni si svolsero in due turni e il primo vide queste percentuali: Karl Jarres del Partito Popolare Nazionale Tedesco ottenne con il 38,8%, Otto Braun del Partito Socialdemocratico tedesco il 29,0%, Wilhelm Marx del Partito di Centro il 14,5%, Ernst Thälmann del Partito Comunista il 7,0%, Willy Hellpach del Partito Democratico il 5,8%. Al secondo turno si potevano cambiare le candidature e il blocco conservatore, che propose all’elettorato il generale Paul von Hindenburg, considerato eroe della prima guerra mondiale, riscontrò il successo pronosticato anche per le divisioni nel campo avverso, principalmente in quello dell’SPD e in quello del Zentrum, che sostennero il centrista Wilhelm Marx. Questi mancò l’elezione e il vincitore fu Hindenburg che poi ebbe modo di giocare un ruolo decisivo per l’ascesa e il consolidamento del nazismo qualche anno più tardi.