Joseph Goebbels scrisse nel 1930: “La chiave del potere in Germania sta in Prussia. Chiunque ha la Prussia, ha anche il Reich.” ( „Der Schlüssel zur Macht in Deutschland liegt in Preußen. Wer Preußen hat, hat auch das Reich.“) Con questa affermazione si chiarisce perché ci siamo occupati del primo Stato Libero di Prussia. Generalmente si è soliti pensare alla Germania come un tutt’uno senza guardare bene le dinamiche interne al paese. Hitler cominciò la sua carriera politica a Sud, in Baviera, ma è al Nord che trovò la forza elettorale che lo porterà a prendere il potere.
Il controllo di questo Land, come abbiamo visto, era in mano alla coalizione di Weimar di cui i socialdemocratici erano gli azionisti di maggioranza. L’SPD, anche se esclusa dal governo federale (tranne il governo Müller 1928/30 e i primi anni di vita della repubblica), era molto influente e aveva implementato la propria politica sui 2/3 della Germania.
La polizia di Berlino aveva emesso un mandato di arresto per Hitler e l’amministrazione Braun aveva predisposto un dossier sull’attività sovversiva ed incostituzionale dei nazisti, ma, nonostante questo, il governo centrale non collaborò per l’esecuzione del mandato e solo dopo grosse pressioni il cancelliere Brüning estese il bando delle SA su tutto il territorio del Reich, come era già stato fatto in Prussia.
Nel 1931 tutti i partiti conservatori, oltre ai nazisti, promossero un referendum per lo scioglimento del Landtag (parlamento) sfruttando l’astio contro il governo “marxista di Berlino”, dopo che negli anni precedenti aveva vietato la presenza dell’associazione Stahlhelm, di cui il presidente Hindenburg era membro onorario, in Renania e Vestfalia. Il referendum fallì perché non raggiunse il quorum del 50% fermandosi al 37,1%. Alla consultazione aveva anche aderito il partito comunista, che, in forte contrasto con i socialdemocratici, stava seguendo la linea politica (probabilmente concordata con Stalin) di contrapposizione al cosiddetto socialfascismo rappresentato dall’SPD.
Con le elezioni del 1932 ci fu un totale sconvolgimento politico, i nazisti che nel ’28 avevano preso l’1,8% passarono al 36,7%; l’SPD crollò al 21,2 % perdendo il 7,8%; il Zentrum rimase sostanzialmente stabile al 15,3%; i partiti conservatori crollarono anch’essi a favore dei nazisti e i comunisti aumentarono i consensi al 12,9% rispetto all’11,9 di quattro anni prima.
Il “nuovo corso” vide l’insediamento alla presidenza del parlamento del nazista Hanns Kerrl. Di fatto non c’era una maggioranza politica che potesse avviare un nuovo governo. Rimaneva in carica Braun, perché poco prima dello scioglimento della precedente legislatura venne introdotta nei regolamenti dell’assemblea la sfiducia costruttiva, che vincolava la sostituzione del governo con uno che avesse avuto la maggioranza dei voti per potersi insediare.
Ci furono mesi di trattative per formare una maggioranza ma tutte fallirono. Otto Braun si dimise comunque il 4 giugno lasciando l’incarico al suo vice. Il governo federale intanto, guidato da von Papen, stava cercando di favorire una compagine formata dai nazisti con il Zentrum, ma quest’ultimo, pur essendo il partito del cancelliere, era recalcitrante a votare per una presidenza nazista.
Alla fine si optò per l’insediamento di commissari nominati dal governo del Reich, l’occasione fu presa dopo alcuni violenti scontri avvenuti ad Altona. I ministri sostituti fecero ricorso alla Corte Costituzionale che, in ottobre, pur dandogli ragione avallò le azioni di von Papen. Ormai era troppo tardi e gli eventi di quello che è passato alla storia come il “Colpo di stato in Prussia”, sarà il prologo di quello che avverrà nel 1933 con la liquidazione definitiva della Repubblica di Weimar.