Il 1933 fu l’anno decisivo per la presa del potere da parte di Hitler. Nulla fino a quel momento era scontato e per certi versi nemmeno dopo. I nazisti non avevano fino ad allora preso la maggioranza assoluta dei voti, era sì il partito di maggioranza relativa nell’agone politico, ma le sue fortune, dopo il picco della tornata elettorale di luglio dell’anno precedente che lo videro al 37,2%, stavano lentamente scemando. Il continuo ricorso alle urne di quell’anno aveva dissanguato le casse naziste, la situazione economica del paese aveva raggiunto il picco più basso e tendeva ad un lento miglioramento. Alle elezioni di novembre i nazisti scesero al 33%.
I partiti della destra conservatrice cercavano di imbrigliare i nazisti, i politici più attivi in queste trame furono Papen e Schleicher. Il presidente Hindenburg rimaneva sullo sfondo, ma tutti questi soggetti alla fine rendevano conto a lui. Hitler doveva rimanere una pedina da manovrare, così almeno pensavano. Il tempo e la realtà avrebbero normalizzato quel partito così pieno di attaccabrighe, assassini e un improbabile capopopolo. Queste erano le convinzioni su cui si basavano i giochi politici nell’ultimo scorcio di vita della Repubblica di Weimar.
Ma Hitler aveva ben altri obiettivi e pur sapendo come stavano le cose giocò in modo spregiudicato e fatalista le sue carte. Alla fine, vuoi per la debolezza dei suoi avversarsi, vuoi per le loro divisioni e la mancanza di reali maggioranze praticabili l’incarico di cancelliere gli venne conferito. Il 30 gennaio del 1933 giurò e subito dopo da pedina si trasformò in un lupo famelico che avrebbe divorato prima i suoi alleati di destra e poi tutti gli altri.
Il primo scoglio fu la mancanza di una maggioranza parlamentare. Gli mancavano i voti del Zentrum. Nella coalizione che lo sosteneva, Hugenberg, il suo partner nazionalista, non era convinto della necessità di far entrare i cattolici nel governo, ma non era nemmeno propenso a ritornare alle elezioni, aveva quindi proposto di sopprimere il partito comunista ed eliminando così i cento seggi che questa forza disponeva al Reichstag, la coalizione di governo avrebbe avuto la maggioranza. Hitler per il momento non ritenne di procedere su questa strada, il suo obiettivo rimanevano le urne. Grazie al potere conquistato, così annotava Goebbels nei suoi diari, i nazisti avrebbero gestito la campagna elettorale con tutte le risorse dello stato, con la radio e la stampa a loro disposizione la propaganda sarebbe stata più incisiva.