Hitler alla fine prese il potere con relativa facilità. Certo gli anni che precedettero il suo regime e l’agonia della repubblica di Weimar furono costellati da violenza e omicidi politici, quindi non proprio una passeggiata. Ma visti gli scontri di quegli anni, come mai non ci fu una resistenza più dura? Come mai i partiti della sinistra non avevano reagito a tono? Eppure avevano importanti strutture, anche loro disponevano di milizie paramilitari. Per non parlare dei sindacati, più volte la loro mobilitazione aveva sventato putsch e tentativi di colpi di stato.
Niente si frappose, con una certa forza, all’insediamento dei nazisti nelle stanze del potere, in poche settimane nel febbraio del ’33 avevano bloccato l’attività politica degli altri partiti, quello comunista fu ovviamente il primo ad essere preso di mira, venne chiuso il loro quartier generale a Berlino, vennero imprigionati sia i parlamentari che i funzionari, o almeno quelli che non si erano dati alla macchia per tempo. Nonostante questo nessuna reazione di una certa consistenza venne intrapresa. Il che sorprese gli stessi nazisti che avevano scommesso su una insurrezione comunista.
Non penso che ci sia una spiegazione unica, molto probabilmente è la somma di varie tendenze nella società tedesca dell’epoca e le visioni ideologiche dei partiti che spiegano l’inazione e l’incapacità di reagire. Bisogna pensare che i nazisti decollarono elettoralmente in pochi anni. La crisi esacerbata da politiche di feroce austerità avevano portato una parte considerevole della popolazione a soffrire di pesanti privazioni. Tutto questo aveva fatto saltare molte certezze e la demagogia trovava terreno fertile presso un popolo esasperato e che non aveva più punti di riferimento credibili.
C’è anche un fattore che a mio avviso dovrebbe essere preso in esame: il tempo. Tra la fine della prima guerra mondiale e la presa del potere di Hitler passarono circa quindici anni. Densi e drammatici, ma anche pochi se pensiamo all’intensità degli eventi e al peso che hanno avuto nella vita della gente comune. Una guerra che aveva visto morire tantissime persone oltre ad aver imbarbarito per la sua durezza una generazione. Molti reagirono in modo diverso. Ma una parte della popolazione era arrabbiata e non si rassegnava ad aver pagato tanto in termini di sofferenza senza aver ottenuto niente.
Una società divisa che non riusciva a trovare un minimo comune denominatore che potesse unire il paese. La socialdemocrazia vide nella nuova costituzione l’orizzonte a cui tener fede a costo di decisioni che nel tempo si rilevarono pesantemente impopolari. La sua sincera volontà di far progredire la democrazia e la libertà si scontrò in breve tempo con delle controparti che non la vedevano allo stesso modo e che trattavano le questioni politiche non per consolidare il nuovo sistema, ma solo per trarne vantaggio. E questo alla lunga minò l’asse su cui si basava la sua intera visione politica.