Venerdì scorso il laboratorio politico Sinistra Unita si è nuovamente riunito al cinema Visionario di Udine. In uno spazio cinematograficamente evocativo, Anna Manfredi, Giancarlo Vellisig e Andrea Sandra, portavoce ed animatori del progetto, hanno voluto chiamare a raccolta le varie anime della sinistra friulana (che non si identifica con il Partito Democratico) per riflettere e immaginare gli scenari di un agire comune alla vigilia di questa tornata elettorale che avrà sicure ripercussioni sulle nostre elezioni regionali e comunali del 2023.
Tra i presenti Ivan Volpi di Potere al Popolo, Stefano Sirch per Risorgimento Socialista Dianella Pez e Marco Duriavig in rappresentanza di Sinistra Italiana, Anna Manfredi per Rifondazione Comunista e il consigliere regionale Furio Honsell a nome di Open Sinistra Fvg. Come emerso dagli articoli del Messaggero Veneto e di FriuliSera, la cornice del quadro territoriale locale non si differenzia molto da quello che emerge sul piano nazionale.
Possiamo dire che più passa il tempo e sempre più confusa appare la mappa italiana delle prossime elezioni politiche. Articolo Uno fa una lista comune insieme al PD e si chiamerà “Democratici e progressisti”; Gelmini, Calenda, Bonino assieme ai transfughi da Forza Italia sembravano stare al fianco del partito di Letta facendo i preziosi per ottenere seggi sicuri e continuare a fare il “lavoro sporco” che hanno fatto fino ad ora. Adesso Calenda ha rotto e strizza l’occhio a Renzi per costruire un terzo polo. Sinistra Italiana e Verdi di Fratoianni e Bonelli, dopo un lacerante percorso interno confermano l’opportunistica alleanza con il PD per sconfiggere le destre. Rizzo, insieme a stalinisti, ex leghisti e fascisti, ha messo su “Italia sovrana e popolare” per compattare l’universo di sovranisti, complottisti e no vax attraverso un calcolo puramente elettorale che probabilmente gli farà raccogliere agilmente le firme e prendere un discreto numero di voti. Il PCI compie invece un’operazione nostalgia legata al simbolo del vecchio partito comunista italiano e al grido di “riprendiamoci quello che ci hanno tolto”, sono determinati a raccogliere le firme per correre da soli. Infine Unione Popolare, Potere al Popolo insieme a Demagistris, Rifondazione, le parlamentari ex 5s di Manifesta, Risorgimento Socialista oltre ad alcuni collettivi e comitati, tentano di costruire un terzo polo alternativo alle due destre, costruito intorno ai temi ecologici, al no alla guerra e all’agenda Draghi.Veniamo da anni in cui una forza politica ha tentato di realizzare le città democratiche sognate da Rousseau, quelle costruite dalle leggi divine sussurrate alle orecchie degli uomini, quelle grazie alle quali il popolo procede come un essere soprannaturale la cui volontà generale non può sbagliare: uno vale uno, apriremo il parlamento come una scatola di tonno, taglio dei parlamentari, abbiamo sconfitto la povertà. Quel progetto ha lasciato un segno ma è in evidente difficoltà, disgregato sotto il peso di forze politiche storicamente più radicate e ideologicamente strutturate. Gli eventi pandemici di questi ultimi anni, come nelle più grandi catastrofi, hanno portato lo scenario in primo piano facendo sparire qualsiasi riempitivo nella storia borghese contemporanea. Forse due ci sono ancora e non smettono di alimentare le trame di questi giorni: l’agenda Draghi, il vero carburante della macchina delle destre e la fedeltà al patto atlantico della Nato. Nei preparativi alla corsa elettorale di settembre chi ne ha fatto le spese è quindi il Reale, l’unico elemento certo su cui poter far riferimento. Tutti si sono fatti carico solo del proprio reale portabile, ciascuno parla e pensa nel proprio linguaggio collassato, fitto di ideologemi, scatole vuote; ciascuno discute con il revolver fumante sul tavolo usando un linguaggio osmoticamente cancellabile e sostituibile. Così la sinistra senza accorgersene si è trasformata in un soggetto serendipico, frutto di un’ esistenza de-storicizzata che pesca in quella zona di indistinzione e di indiscernibilità in cui tutti i significati sono fasulli e posticci come nella notte di Hallowen: qualcosa di irrappresentabile, un mondo totale, totalmente aperto, totalmente bucato che sfugge alla legge del terzo escluso e al principio di non contraddizione così come al principio di ragion sufficiente: trasformismi, alleanze impensabili, voto utile, campo largo.
Quella che ci serve oggi invece è un soggetto politico storicamente determinato, giovane e collettivo che si rivolga alle classi sociali subalterne e sfruttate, che si distingua per il coraggio di parlare un linguaggio libero da vecchie incrostazioni sviluppando temi ecologici, economici e geopolitici secondo senso di realtà: la politica monetaria ed energetica, il declino industriale in corso, degrado del lavoro e il crescente militarismo che da diversi anni ci sta imponendo una fase di riarmo generale dai costi sociali ed umani elevatissimi così certificati dalla scelta di Moody’s di cambiare, da stabile a negativo, l’outlook del rating sovrano dell’Italia.
Non c’è nulla da correggere, arginare o riformare. Dobbiamo portare in evidenza un altro mondo facendolo emergere da irrecuperabili storture o macerie politiche e sociali che hanno mutato tutto quello che abbiamo intorno. Dobbiamo costruire nuovo strumento di misura che sia capace di violare l’indirizzo naturale delle cose, che ne sconvolga e trasformi la percezione. Questo strumento non può che chiamarsi rivoluzione. Un po’ come nell’operazione radicale di Superstudio che “si propone di inclinare tutti gli edifici del centro storico di Pisa raddrizzando nel contempo la torre in modo che sia lei a fornire la misura dell’inclinazione degli edifici della città”.