Come gli zombie, alcuni vecchi progetti sembrano non morire mai: sto parlando delle casse d’espansione sul Tagliamento all’altezza di Pinzano e della bretella autostradale Cimpello – Sequals – Gemona. La proposta è stata annunciata della Giunta Regionale alcuni giorni fa durante la presentazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Ma vediamo qualche dettaglio e quali sono i fatti.
Nati con l’idea di proteggere Bibione e Lignano assieme ai loro villaggi turistici posti alla foce del fiume, questi invasivi sbarramenti, che dovrebbero sorgere pochi chilometri a monte dell’abitato di Pinzano, andranno a compromettere un habitat unico al mondo. Il Tagliamento è l’ultimo grande corso d’acqua del continente che ancora scorre liberamente, morfologicamente intatto, non imbrigliato dall’uomo: un corridoio fluviale che unisce in maniera naturale le Alpi all’Adriatico. Per le sue peculiarità è studiato da esperti provenienti da tutto il mondo: perché imbrigliarlo, sfruttarlo e mortificare la sua unicità? Ieri c’era la proposta di farlo diventare patrimonio dell’Unesco oggi c’è il rischio concreto di distruggere tutto.
Per quanto riguarda invece il progetto stradale, tutto è ancora fermo allo studio di fattibilità mentre i percorsi proposti nei due progetti precedenti, uno di superstrada e l’altro di autostrada, comportano un viadotto alla stretta di Pinzano e un rilevato in zona esondabile fino a Cimano. Tutta la documentazione sul tema e molto altro è facilmente reperibile dal sito del Comitato Arca, che fin dall’inizio questi progetti li ha seguiti e osteggiati per la loro dannosa inutilità.
“Prendetevi un’ora di tempo”, scrive Tullio Avoledo, “e andate a camminare lungo il Tagliamento, in un punto qualsiasi del suo corso. Aria, acqua e luce v’incanteranno, vi parleranno sottovoce all’orecchio di felicità, di libertà. Il vostro cuore batterà più forte, la vostra fantasia volerà, come quando eravate bambini. Il Tagliamento è una fonte vitale, è il fiume a cui la nostra terra deve la vita, è un’eternità che possiamo toccare con mano. Immergete le vostre dita in quell’acqua limpida e quel contatto libererà qualcosa di grande dentro di voi”. È lo stesso fiume, continua lo scrittore, “sul quale passarono le tribù preistoriche, e i Romani, e i Longobardi. È rimasto lo stesso, nel tumulto della storia”.
Credo che questo basti per dire: salviamo il Tagliamento da un’inutile e distruttiva cementificazione!