Durante questa emergenza ci sono stati 747mila ricoveri in meno rispetto all’anno precedente con una perdita di 145 milioni di prestazioni ambulatoriali ordinarie. Un gap difficilmente recuperabile, se si considera che è stato stanziato solo il 62% delle risorse necessarie per farlo. Dato che, in alcune regioni, scende addirittura al 20%. Questi sono solo alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Nazionale 2021 sul coordinamento della finanza pubblica, rilasciato pochi giorni fa dalla Corte dei conti.
Nella nostra regione, il recupero delle liste d’attesa lievitate per la pandemia, è affidato al lavoro del privato convenzionato: ambulatori e ospedali che si sono fatti carico di esami e ricoveri. Purtroppo il meccanismo sta per incepparsi. La sanità privata, che ha un volume di prestazioni erogabili in convenzione vincolato dal budget determinato dalla Regione, sta per mostrare il suo limite. “Le possibilità sono due, spiega Claudio Riccobon, presidente di Assosalute Fvg che rappresenta oltre venti strutture sanitarie private in regione. “Se continuiamo a lavorare con i ritmi di questo periodo pandemico finiremo il budget ai primi di ottobre. L’alternativa è rallentare in maniera significativa l’attività in convenzione dai primi di luglio, peggiorando le liste d’attesa”. “Le liste di attesa hanno bisogno di una misura straordinaria pronta a breve – afferma l’assessore alla Salute Riccardi – in cui si inserisce il nuovo accordo di convenzionamento con i privati”. Le cifre: in base all’accordo scaduto nel 2020, il privato convenzionato riceve circa 76 milioni di euro l’anno, pari al 3,9% del totale della spesa sanitaria regionale. Il nuovo accordo porterà il contributo a poco meno di 100 milioni. Poco rispetto ai 2miliardi e 300 milioni della sanità regionale, molto per gli effetti sui cittadini. Primo fra tutti il contrasto alla fuga extraregione per prestazioni ortopediche, oculistiche e risonanze.
E gli investimenti nel pubblico a che punto sono? Un recente rapporto di Eurostat è utile per capire il quadro internazionale. Per quanto riguarda la spesa sanitaria corrente, la Francia spicca con una percentuale pari all’ 11,5% in rapporto al prodotto interno lordo. A seguire ci sono Germania con l’11,1% e Svezia con l’11%. In coda alla classifica ben 12 Stati membri sono sotto il 7,5%, con la Romania fanalino di coda che registra il rapporto più basso pari al 5%. L’Italia si posiziona all’8,9% a fronte di una media UE pari al 9,9% del pil. Dato interessante risulta essere la spesa “out of pocket”, cioè quella privata. Si nota subito che in Italia questa raggiunge il 22% mentre la media UE si attesta al 15,7% contro il 9,8% di Francia e il 12,7% della Germania. Peggio di noi fa solamente la Spagna con un 23,8%.
Forse qualcosa di meglio su questo fronte si potrebbe fare: aumentare le sempre più contenute spesa per il Servizio Sanitario Nazionale e smettere di delegare quote sempre maggiori di bilancio alle strutture private come fossero la panacea di tutti i mali.