Un Messico coraggioso che difende la salute dei cittadini e vuol continuare a produrre usando semi “sani” non OGM, non inquinati dal glifosato. Il Presidente López Obrador si schiera in appoggio ai contadini e ai popoli indigeni. Un Messico che si contrappone senza alcun timore alle Multinazionali dell’agroalimentare, particolarmente aggressive nel difendere i propri interessi. Un Messico che sostiene una politica del cibo sano, possibile modello anche per altri Stati dell’America latina. Interessante anche il modello agricolo delle chinampas, un tentativo per conciliare sostenibilità ambientale ed economica.
Perché il Messico si dimostra coraggioso?
Evviva il Messico, paese coraggioso, che sta combattendo una battaglia per eliminare passo per passo dalle coltivazioni, entro il 2024, il mais Ogm, importato principalmente dagli Stati Uniti. Lo Stato messicano potrebbe così raggiungere l’autosufficienza alimentare, scelta sostenuta da Presidente di sinistra Andrés Manuel López Obrador. In Messico pronti non solo per la lotta agli OGM ma anche al glifosato, visto che circa il 35% di questo pesticida, importato dagli Stati Uniti, è destinato proprio ai produttori di pannocchie.
Le pressioni delle multinazionali
Le coltivazioni Ogm si sono concentrate su quattro tipi di piante: mais, soia, colza (utilizzate per l’alimentazione animale e biocarburanti) e cotone. Con l’autorizzazione a produrre la nuova varietà di grano, gli Ogm entrerebbero direttamente nell’alimentazione attraverso pane, pasta, biscotti, farine.
Oltre l’80% del mais importato in Messico è Ogm; per le Multinazionali del settore, la più aggressiva Monsanto & Bayer, perdere i propri affari in Messico significherebbe abbandonare il principale mercato del consumo di questo prodotto. Si dovrebbe affrontare un nuovo ‘nemico’, quei contadini messicani che difendono la qualità del mais, oltre agli avversari di sempre, cioè i contadini europei, molto sensibilizzati verso la scelta di un’agricoltura sana. Pronta la reazione. La lobby BigAgri ha organizzato una campagna mediatica contro il Messico, mettendo in discussione la capacità del Paese di produrre per soddisfare i bisogni della popolazione, sottolineando, inoltre, i maggiori rischi per la scarsità del mais, per la possibile riduzione dei prodotti e il rischio di un aumento per i prezzi.
Con quali azioni ed argomenti rispondono le autorità messicane?
Questa volta la buona notizia arriva proprio dal Messico. Un decreto del governo, in vigore da gennaio, stabilisce un percorso per eliminare entro tre anni il mais geneticamente modificato e il glifosato, l’erbicida cui è associato.
NEL DECRETO SI AFFERMA CHE «le autorità messicane revocheranno tutte le autorizzazioni e si asterranno dal concedere permessi per la disseminazione di sementi geneticamente modificate, vietando la coltivazione di tutte le piante il cui patrimonio genetico è stato manipolato per conferire caratteristiche che non possiedono naturalmente». Gli organismi statali avranno il compito di promuovere attività produttive sostenibili e sicure per la salute umana e l’ambiente; in questa direzione è coinvolto direttamente anche Il Consiglio nazionale della scienza e della tecnica.
Anche la Corte Suprema del Messico ha prorogato il divieto alla coltura di semi di mais transgenici in tutto il territorio dello stato. Dopo otto anni di battaglia legale e decine di impugnazioni da parte dei colossi del settore, la Corte Suprema di Giustizia del Messico si è pronunciata per la prima volta sul contenzioso, respingendo all’unanimità tutti i ricorsi presentati da Monsanto e da altre grandi aziende del settore, come Syngenta, PHI e Dow.
L’azione politica messicana porterà ricadute su altri Paesi dell’America latina?
LA MESSA AL BANDO DEL MAIS OGM, e di qualsiasi altra pianta sottoposta a manipolazione genetica, determinerà una inarrestabile ricaduta anche per tutta l’area latino americana: diventerà un fattore disgregante in territori sottoposti da anni ad un devastante disastro ambientale e sociale in seguito all’azione delle Multinazionali dei semi e dei pesticidi, proiettate a profitti senza scrupoli. Ricordiamo che l’Argentina, nell’ottobre 2019, aveva autorizzato in modo irragionevole la produzione e la commercializzazione del grano geneticamente modificato, una varietà denominata HB4, che sarebbe in grado di resistere maggiormente alla siccità rispetto alle varietà attualmente impiegate, non considerando, però, le micidiali conseguenze sulla salute degli abitanti. Ricordate poi che l’Argentina ha sostanzialmente appoggiato la politica di Bolsonaro e la deforestazione dell’Amazzonia, proprio per favorire gli interessi dell’agrobusiness.
Esistono in Messico dei modelli di agricoltura che possono conciliare sostenibilità ambientale ed economica?
Secondo un approfondimento di “Gambero rosso”, in Messico, soprattutto in epoca Covid, la difficoltà della grande distribuzione ha rilanciato una domanda di cibo locale. Gli agricoltori hanno ripreso le colture tradizionali secondo un modello antico, di origine azteca. Sono riusciti anche ad organizzare una vendita a domicilio dei loro prodotti. Si parla delle chinampas, coltivazioni di piccole aree agricole circondate dall’acqua. Alle porte di Città del Messico una grande chinampas di duemila ettari dà lavoro a oltre diecimila chinamperos. Le coltivazioni sono quelle storiche, mais, fagioli, zucca, amaranto, 40 mila tonnellate di prodotti freschi ogni anno. Una riscossa dei lavoratori della terra.
Forse la tortilla è salva!
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