Recentemente un servizio del TG regionale ed un articolo del Messaggero Veneto sull’aumento delle nascite in alcuni borghi montani dove non si vedeva la cicogna da decenni hanno portato alla ribalta (per poco tempo temo) il problema dello spopolamento montano. Il tenore sia dell’articolo che del servizio però facevano sottintendere un ripopolamento che, andando a guardare i dati, non si intravede nemmeno con il binocolo. Capibile che in una situazione come quella montana la nascita di molti bambini dove non si vedevano fiocchi rosa o azzurri da molto tempo siano una boccata d’ossigeno, ma la realtà dei numeri ci dice tutt’altro.
Grazie al sito dell’ISTAT demo.istat.it abbiamo un quadro immediato della situazione demografica di tutta l’Italia. Guardando agli otto comuni che facevano parte della vecchia comunità montana della Val Canale – Canal del Ferro (Tarvisio, Malborghetto-Valbruna, Pontebba, Dogna, Chiusaforte, Resiutta, Resia e Moggio Udinese) si nota che dal 31 dicembre 2020 al luglio di quest’anno la popolazione è passata da 10.001 residenti a 9.891, con una perdita secca di 110 persone, l’1,09% in sette mesi!
Ritornando al tema nascite vediamo che in questi comuni si passa, sempre nei primi sette mesi del 2020 e del 2021, da 34 a 23 neonati. Certamente i conti si chiudono a fine anno e si deve tenere in dovuta considerazione la pandemia che non ha di certo aiutato, ma vista la situazione attuale non c’è da aspettarsi un’inversione significativa della tendenza in atto, che non riguarda solo gli ultimi anni, ma piuttosto gli ultimi decenni. Sarebbe già un traguardo confermare le 68 nascite dell’anno scorso.
Se ampliamo lo sguardo sul calo demografico che le due vallate hanno subito dal 1991 (basato sul censimento di quell’anno) si nota una diminuzione di ben 4.366 persone, un calo quindi del 30,62%, si passa infatti da 14.257 abitanti agli attuali 9.891. Se andiamo indietro nel tempo, ai censimenti dei decenni precedenti, il confronto sarebbe ancora più impietoso.
A titolo informativo (dati censimento 1991 e residenti a luglio 2021) il comune di Tarvisio passa da 5.961 a 4.065 abitanti (-1.896), il comune di Malborghetto-Valbruna (quello che riesce a “tenere” meglio degli altri) da 1.036 a 911 (-125), Pontebba da 2.206 a 1.337 (-869), Dogna da 299 a 154 (-145), Chiusaforte da 962 a 599 (-363), Resiutta da 405 a 270 (-135), Resia da 1.318 a 927 (-391) e infine Moggio Udinese da 2.092 a 1.628 (-464).
Il calo ha ormai investito anche la regione Friuli Venezia Giulia e in generale tutto il paese. Certo, alcune zone guadagnano popolazione, ma nel complesso tutta l’Italia sta perdendo una percentuale sempre più significativa di cittadini ormai da 5 anni. Le nascite, che hanno visto una leggera crescita dagli anni novanta al 2008 dopo la stagnazione degli anni ottanta, hanno visto nell’ultimo decennio una costante erosione e si è passati dal picco di 576.659 (2008) a 404.104 (2020). E per quest’anno le cose non sembrano andare meglio.
La crisi demografica della Val Canale – Canal del Ferro si inserisce dunque in quella nazionale. Ma dobbiamo anche cominciare ad interrogarci su quali strumenti siano più adatti, non dico ad invertire la tendenza, ma almeno a stabilizzarla. Una constatazione però bisogna farla, gli investimenti fatti con i vari programmi regionali e dell’Unione Europea non sembrano aver avuto un impatto significativo sulla popolazione viste le cifre riportate sopra. Bisogna quindi porsi il problema se è una questione di risorse o anche di qualità degli investimenti (o tutte e due). A mio avviso la domanda che deve trovare una risposta quanto prima è semplice e allo stesso tempo difficile: “Perché la gente se ne va dalla montagna?” Se non rispondiamo a questa domanda con delle soluzioni efficaci e che tengano conto delle esperienze e soprattutto degli errori del passato non ci sarà un cambio di rotta.