Mentre a Roma si addensano nubi sempre più minacciose, nel Friuli Venezia Giulia crescono malumori e preoccupazioni. La tradizionale conferenza stampa di fine anno del Presidente Massimiliano Fedriga ha sintetizzato bene i problematici temi all’ordine del giorno: alcuni di essi come trasporti e infrastrutture, rapporti Stato-Regione, sanità, agricoltura e lavoro rappresenteranno sicuramente alcuni dei più importanti banchi di prova dell’attuale giunta. Vediamone due: sanità ed Enti locali.
Nell’ultimo rapporto di Altems, l’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, pubblicato proprio prima della fine dell’anno, viene messa in luce la crescita dei contagi, correlata alla curva dei morti di questa seconda ondata. Analizzando l’andamento della mortalità grezza, ovvero il numero di persone venute a mancare in un dato periodo di tempo i i ricercatori hanno scoperto che in Italia il numero delle vittime è più che raddoppiato in un mese passando da 14,53 a 33,40 morti ogni centomila residenti. Per il Friuli Venezia Giulia l’incidenza di vittime, secondo lo studio, si è più che quadruplicato passando da 13,95 a 62,16. D’altronde è da mesi che i professionisti e gli operatori della sanità stanno lamentando una situazione al limite del collasso a causa di una gestione della pandemia inadeguata e, numeri alla mano, fallimentare.
Sul fronte rapporti con gli Enti locali le forzature che stanno subendo le Comunità di montagna del Friuli occidentale a discapito della volontà popolare, certificano l’incapacità della Giunta Fedriga di adottare una visione comune sullo sviluppo dei diversi ambiti locali: dopo la nascita, per fortuna presto abortita, delle Uti, adesso assistiamo alla riesumazione dei cadaveri delle Province attraverso la costituzione dei nuovi Enti di decentramento regionale che in realtà sono dei costosi zombi istituzionali, non elettivi e destinati a sicure fallimentari paralisi.
Ciliegina sulla torta o ultimo schiaffo, se preferite, non dimentichiamoci che il governo ha da poco definito il nuovo assetto elettorale del Friuli Venezia Giulia: una riscrittura necessaria per garantire il funzionamento della legge elettorale in vigore, frutto della riduzione del numero dei parlamentari ad opera del referendum dello scorso settembre. La rappresentanza è stata quasi dimezzata. Un singolo collegio, dunque, per eleggere i quattro senatori rimasti: uno verrebbe scelto con una competizione uninominale, dove vince chi ha più voti, e tutti gli altri restano fuori; e tre su base proporzionale, a seconda, delle percentuali conquistate dalle singole liste. La situazione alla Camera, per come i nuovi collegi sono stati ridisegnati ne prevede tre. Tre collegi, e dunque tre deputati eletti con l’uninominale, mentre cinque andranno in Parlamento con il proporzionale. Saranno otto, cinque in meno rispetto ai tredici che si eleggevano in regione fino a due anni fa.