Gli ultimi anni di vita della democrazia tedesca furono molto travagliati, funestati da una politica economica improntata all’austerità che provocò un massiccio aumento della disoccupazione. La situazione si faceva sempre più cupa e la vecchia dirigenza non trovava, o non voleva trovare, le soluzioni per uscirne.
Tutto questo portò vari governi di impronta conservatrice (Brüning, Papen) a reggersi solo sulla fiducia riposta in loro dal presidente Hindenburg e da una gestione degli affari di stato portata avanti con decreti di emergenza. Tutto questo non fece altro che aumentare la diffidenza della popolazione nei confronti dei vecchi partiti e reindirizzare la sua fiducia verso nuove formazioni politiche, i nazisti a destra e i comunisti a sinistra.
Questi due partiti erano decisi a liquidare, partendo da posizioni politiche opposte, la Repubblica di Weimar e l’occasione si presentò nel corso degli anni 1932/33. Queste forze rappresentavano la maggioranza degli elettori e quindi la metà del paese aveva completamente perso la fiducia nelle istituzioni democratiche. La violenza politica con morti e feriti era all’ordine del giorno. L’ultima possibilità per gestire questa crisi in maniera costituzionale, nonostante tutte le forzature, fu il governo Schleicher.
Kurt von Schleicher, generale dell’esercito che aveva promosso gli interessi dei militari negli anni successivi al primo conflitto mondiale, era di fatto il capo della lobby militarista. Uomo dal forte pragmatismo, cercò in tutti i modi di mantenere l’esercito fuori da un gioco politico troppo scoperto.
Nessuno desiderava una dittatura militare in Germania e per questo tentò in tutti i modi di tenere sotto controllo la situazione, coadiuvando il presidente Hindenburg. Schleicher era infatti il secondo militare che diventava primo ministro dopo Georg Leo von Caprivi de Caprera de Montecuccoli che aveva sostituito Otto von Bismarck nel 1890.
Nonostante la lotta politica si fosse fatta sempre più radicale, i militari temevano di dover intervenire prevedendo (visti anche i passati putsch di Knapp e Hitler) una guerra civile di non facile gestione anche per i grossi limiti di organico a cui le forze armate erano costrette dalla pace di Versailles.
Dopo il fallimento del governo Papen, Scleicher decise di entrare direttamente in politica ed ottenne il sostegno di Hindenburg per formare un nuovo gabinetto. L’obiettivo era di unire la maggior parte delle forze politiche, dai socialdemocratici ai nazisti. Con questi ultimi cercò di fare un accordo con Strasser (a capo dell’organizzazione del partito) in maniera tale da isolare Hitler, ma questo progetto fallì. La diffidenza nei suoi confronti non si diradò nemmeno a sinistra dove la SPD vedeva in lui un reazionario.
I suoi calcoli per ottenere una maggioranza furono dunque sbagliati. Il governo durò solo due mesi, dal dicembre del ’32 al gennaio del ’33. Tuttavia bisogna valutare i decreti che informavano la politica economica di questa amministrazione per capire le fortune di quella successiva presieduta da Hitler.
Per rendersi conto di quello che tentò di fare è bene prendere spunto dal programma presentato al Reichstag. Nel suo discorso si facevano alcune dichiarazioni che oggi definiremmo populiste: chiedeva ai cittadini di vedere in lui “non solo il soldato… ma un generale del popolo”, il “custode imparziale” degli interessi di tutte le classi e che era “venuto a portare la pace, non la spada”.
Di fatto un solo punto era di primaria importanza per il suo governo: creare posti di lavoro. Per fare questo dichiarò: “Sono abbastanza eretico da non voler essere un seguace né del capitalismo né del socialismo. Non mi fanno più nessuna paura concetti come privatizzazione o pianificazione economica”.
Simili proposte trovarono riscontro in un progetto volto a rimettere in piedi le aziende agricole in bancarotta, che avrebbero dovuto impiegare i lavoratori disoccupati della Prussia Orientale (regione che vedeva un consenso quasi totale per il partito nazista) e a tentare di contenere i prezzi dei beni di prima necessità come i generi alimentari e il carbone. Intavolò delle trattative con i sindacati per trovare dei punti d’intesa che coinvolgessero gli strati più deboli della società. Si schierò per evitare ulteriori aumenti di tasse e contro la riduzione dei salari.
Risultò quindi un programma che imprimeva una netta virata nella politica economica rispetto ai precedenti governi.
(Le dichiarazioni di Kurt von Schleicher sono tratte dal libro “Morte della democrazia” di Benjamin Carter Hett)