Sabato mattina è stato presentato il progetto Carnia 2030, ideato dalla Comunità di montagna della Carnia. Lo scopo, dicono gli organizzatori, è quello di “metterci al servizio del territorio, dei suoi amministratori, delle sue associazioni, delle sue imprese” per costruire insieme una visione condivisa di futuro attraverso progetti concreti che generino benessere e che valorizzino il contributo di tutti. Sarà un percorso partecipativo orientato alla costruzione di una strategia di sviluppo locale che dovrà realizzarsi nei prossimi dieci anni.
Gestire al meglio il Next Generation EU è il cuore dell’iniziativa che in questo modo si pone l’ambizioso obiettivo di costruire uno schema di progetto volto ad identificare gli interventi strategici da attuare attraverso le energie di pubblico, privato e terzo settore. Alla cooperativa Cramars è stato affidato il compito di organizzare il lavoro.
Utilizzerà MOSAIC, uno strumento di Collaborative Design finalizzato alla strutturazione dei processi partecipativi che si basa su cinque passaggi chiave: identificare quali cambiamenti sono auspicabili, costruire un percorso analitico di indagine volto a identificare nuovi elementi di conoscenza, incorporare queste scoperte nei modelli di generazione del valore affinché producano effetti migliorativi sulle attuali proposte e infine verificare l’efficacia dell’innovazione nel dare risposta ai bisogni da cui il ciclo è partito.
Le buone intenzioni non mancano ma come diceva Samuel Johnson, il letterato più illustre nella storia inglese, l’inferno è lastricato di buone intenzioni. Tutta questa storia ha molti punti deboli. Il primo è sicuramente la quantità di soldi a disposizione: pochissimi. Il secondo sono i tempi: lunghissimi. Nei giorni scorsi, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo al Piano nazionale di ripresa e resilienza che dovrà essere sottoposto all’attenzione dei tecnici Bruxelles.
Questi a loro volta daranno il via libera ai finanziamenti di un Recovery Fund che ancora oggi non esiste e che quando arriverà, sarà diluito lungo un arco di tempo geologico. Infine che cosa ci chiederà in cambio l’Europa? Lavoro meno tutelato, abbassamento delle protezioni sociali, meno spesa pubblica, reintroduzione dell’IMU sulla prima casa, aumento dell’età pensionabile. In altre parole, ancora austerità.
Siamo sicuri di volerlo?