USI assieme ad USB e COBAS proclamano per l’intera giornata di oggi 11 OTTOBRE 2021 lo Sciopero Generale nazionale per tutte le categorie, sia del pubblico che del privato: “L’obiettivo è quello di fermare per un giorno l’economia del paese. Fermare fabbriche e scuole. È lo sciopero del lavoro”. Dopo un anno e mezzo di pandemia, la crisi sanitaria si è rivelata essere anche una profonda crisi sociale. Non a caso è più corretto parlare di sindemia piuttosto che di pandemia.
Il Governo Draghi dice di volere il rilancio dell’economia ma nel farlo sta letteralmente ignorando gli interessi della maggioranza del paese: le lavoratrici e i lavoratori. Con una finta opposizione di CGIL CISL e UIL allo sblocco dei licenziamenti si è alzata un’ondata di esuberi che si è infranta su migliaia di famiglie italiane. Per assecondare le pesantissime ristrutturazioni in tutto il settore privato che cerca di rialzarsi si usa l’arma della delocalizzazione. Il pubblico, dopo anni di tagli al personale, continua nella sua lenta agonia. È dalla metà degli anni Novanta che la produttività è al palo, cioè da quando, con l’arrivo dell’euro, è iniziata la stagione degli avanzi primari: l’epoca del tirare la cinghia. Come mai? Semplicemente perché una politica neomercantilista fondata su dei vincoli privi di basi scientifiche valide (saldo di bilancio strutturale/indice Nairu), sulla totale mobilità dei fattori produttivi (capitali, merci, servizi e persone), sulla pura competizione fra gli stati e su un regime di cambi irrevocabilmente fissi, finisce per addossare sul mondo del lavoro il peso della perdita di competitività; non posso svalutare la moneta allora svaluto il lavoro. Ricordiamoci che svalutare il lavoro significa tenere bassi i salari per aumentare la competitività sui mercati stranieri. A tal proposito va ricordato che il processo di precarizzazione del mondo del lavoro, lungi dal realizzare la piena occupazione, come è stato ampiamente dimostrato da ormai comprovate pubblicazioni internazionali su basi empiriche, negano la tesi economica neoclassica. Ciò nonostante nel nome del profitto ad ogni costo si preferisce indebolire i lavoratori in sede negoziale, rendendoli sempre più ricattabili e quindi disposti ad accettare quello che passa il convento.
Scrive l’Usb: “Lo sciopero dell’11 ottobre è una risposta e una sfida al governo Draghi-Bonomi che si illude di ottenere la pace sociale per via burocratica spingendo ancora in avanti la concertazione e spargendo a piene mani fumo negli occhi sulla drammatica e dolorosa questione del lavoro”. Lo sciopero è per manifestare lo stato di emergenza che si è creato, e non da ieri: l’emergenza sono i 70000 posti di lavoro persi solo nel comparto cultura e spettacolo da inizio pandemia, l’emergenza sono gli oltre 1000 morti all’anno sui luoghi di lavoro, l’emergenza è il caporalato di Confindustria e delle organizzazioni sindacali concertative, l’emergenza è nella privatizzazione del sistema sanitario nazionale a beneficio degli interessi privati. Il rilancio dello Stato sociale non potrà avvenire senza il controllo degli asset industriali strategici per il paese, senza investimenti nella scuola pubblica e nella sanità e senza adeguate assunzioni nel pubblico impiego.
La giornata di oggi sarà l’occasione per dire basta all’attuale stato di cose, e per lanciare compatti con ben altre proposte.