L’inizio degli anni Trenta furono segnati dalla crisi, ma soprattutto dall’incapacità della classe politica di farvi fronte. L’elettorato cominciò a muoversi verso partiti, principalmente quello nazista, ma anche quello comunista, che si opponevano alla repubblica di Weimar, l’uno perché la riteneva la conseguenza della sconfitta della prima guerra mondiale e di un sistema degenere, l’altro per cercare di instaurare un modello politico vicino a quello sovietico.
I partiti politici erano incapaci di costruire un progetto complessivo per sostenere un governo e di conseguenza entrò in campo l’azione politica del Presidente Paul von Hindenburg. Quest’uomo, ormai molto vecchio ed ancorato ad un mondo che era tramontato con la fine della guerra, divenne presidente nel 1925 grazie al sostegno di una coalizione conservatrice. Riuscito a conquistare la presidenza con un margine ridotto, si dimostrerà uno dei principali responsabili dell’ascesa del partito nazista. Nel marzo 1930, la Grande Coalizione tra l’SPD, il Zentrum (cattolici) ed altri partiti più piccoli crollò sul terreno della politica sociale, principalmente a causa delle forti divergenze su come gli oneri dell’assicurazione contro la disoccupazione, tema cruciale di quella fase, dovessero essere distribuiti.
Il nuovo governo venne presieduto dal Cancelliere Heinrich Brüning che fu in grado di esercitare il potere, pur non avendo una maggioranza parlamentare, grazie agli strumenti che la Costituzione di Weimar concedeva al Presidente in determinate situazioni: decreti di emergenza, nomina del Cancelliere del Reich e scioglimento del Reichstag. Questi poteri, che normalmente venivano esercitati con grande parsimonia, in questa congiuntura vennero usati con tale frequenza da far sembrare il governo del Reich una dittatura di fatto. Il cancelliere rimaneva in carica grazie ai decreti presidenziali e alla fiducia che riscuoteva presso Hindenburg, e non verso il parlamento.
Hindenburg era influenzato da persone come Kurt von Schleicher, ufficiale della Reichswehr (l’esercito tedesco), dai rappresentanti di alcune parti dell’industria pesante e dagli agrari prussiani, e tutti questi avevano un comune obiettivo: mettere in piedi un governo senza l’SPD. Il successivo indebolimento del Parlamento, dunque, fu un obiettivo perseguito per rispondere agli interessi delle classi dominanti. Prima che il 30 marzo 1930 Heinrich Brüning accettasse la nomina a Cancelliere del Reich, Hindenburg gli assicurò che avrebbe potuto avviare un corso politico del tutto indipendente dal parlamento con l’aiuto dei decreti d’emergenza del Presidente. Di fatto, la Repubblica di Weimar era morta.
Le principali politiche messe in campo per fronteggiare la crisi economica invece di risolverla la aggravarono. Politiche di sacrifici e tagli alle prestazioni sociali non fecero altro che diminuire la capacità dei cittadini tedeschi di far fronte alle proprie necessità primarie e, di conseguenza, ci fu un netto calo dei consumi, il numero dei disoccupati salì dai 2,85 milioni del 1929 ai 3,2 milioni nel 1930 fino ai più di 6 milioni nel 1932, anno in cui solo 12 milioni di persone lavoravano regolarmente. Oltre a questo, le esportazioni erano frenate da una rinvigorita fase protezionista, reintrodotta da molti paesi per salvaguardare le rispettive produzioni.
Anche le banche non vennero risparmiate ed il fallimento nell’estate del 1931 di una banca austriaca, la Creditanstalt, si reverberò sul sistema finanziario tedesco, interessando a cascata i principali istituti di credito tedeschi, dalla Darmstädter und Nationalbank alla Dresdner Bank. La crisi generò la classica corsa agli sportelli , con i creditori a reclamare i loro depositi. L’istituzione di una banca garante e di altri provvedimenti di controllo e garanzia, emanati con decreto di emergenza, permisero di stabilizzare provvisoriamente la situazione del sistema creditizio.
Il quadro economico di cui sopra, quindi, era lo scenario ideale per il partito nazista, che trovò nella crisi e nella conseguente disperazione di milioni di persone la presa ideale per screditare la Repubblica e i suoi valori. Mentre i vecchi conservatori cercavano soluzioni di governo che escludessero l’SPD e il partico comunista, Hitler, più lesto di loro, si impose nell’elettorato di destra liquidando i vecchi partiti che fino ad allora si spartivano quella fetta di consenso. Non ultimo, la stampa e le radio che facevano capo ad Alfred Hugenberg, politico conservatore e magnate dell’editoria tedesca, furono il veicolo principale di diffusione della retorica nazista presso il grande pubblico. Insomma, se i conservatori pensavano di usare Hitler per i loro scopi, fu proprio quest’ultimo a servirsene per irrobustire la sua influenza.